BAR . . . davvero?

Secondo alcune fonti (Wikipedia), il termine bar deriva da una contrazione del termine inglese “barrier”, cioè sbarra. L’angolo riservato alla vendita degli alcolici, nelle osterie o nelle bettole, era diviso dal resto del locale da una sbarra. Da ciò deriva l’uso del termine “bar” sia per intendere l’angolo in cui i liquori vengono serviti e consumati, sia il locale stesso.

Ecco, allora noi non lo siamo. Perché da noi  le barriere non ci sono, le divisioni stanno fuori, si assapora l’amicizia. Qui da noi, alcune persone che entrano si spaventano: non ricordano di essere tornate a casa loro e invece ci si sentono e gli viene da togliersi le scarpe.

Il termine BAR fu probabilmente inventato nel 1898 da Alessandro Manaresi, un imprenditore che aprì il primo bar in Italia, a Firenze, come acronimo di Banco A Ristoro.

Qui ci siamo già di più. Il ristoro è la nostra specialità. Non solo quello della pancia, ma soprattutto quello dello spirito. Eh si, questa vita è troppo breve per accontentarsi di un vassoio in solitaria, per non scambiarsi un sorriso almeno una volta al minuto, per parlare solo di cosa vuoi che ti portiamo da mangiare al tavolo.

Un bar è considerato nella cultura italiana come uno dei principali punti di ritrovo, soprattutto nelle ore diurne e pre-serali.

Qk,  anche secondo noi la questione ritrovo è primaria. Ritrovo ma anche ritrovarsi, fermarsi, godersi una coccola per se stessi, in mezzo alla confusione delle giornate.

È possibile trovare dei bar “all’italiana” all’estero, soprattutto nei quartieri italiani delle grandi metropoli straniere, dove tale tradizione ottima non è venuta a mancare. 

Ottimo è qualcosa su cui ogni giorno puntiamo tutte le nostre forze. Ce lo direte voi se ci siamo riusciti o no, noi ci speriamo tanto!

Alla fine quello che cerchiamo di fare non è avere un BAR ma fare qualcosa che oggi è R.A.R.O. 

(R=ritrovo, A=amicizia, R=ristoro, O=ottimo)